Freud scopre il transfert col caso di Dora. Inizialmente definito dall’autore come elemento di opposizione alla cura psicoanalitica, ancora da lui teorizzata da un vertice scientifico-positvista.

A posteriori, quanto sperimentato nel caso suddetto da Freud, è più specificamente descrivibile come transfert immaginario, la cui conseguenza possiamo descrivere come amore di traslazione. Tale processo è visualizzabile mediante il seguente schema, di cui illustrerò prima le componenti e successivamente il flusso logico: S(-)→A(+)

  • S indica il soggetto
  • A indica l’altro
  • → indica lo spostamento di libido e la sua direzione
  • Tra parentesi è indicata la quantità di libido

Tale schema descrive una dialettica servo-padrone, in cui tanto più l’altro è libidicamente carico, quanto più il soggetto tenderà ad investirlo di attribuzioni immaginarie ed a riversare la sua energia libidica nei suoi confronti.

Avremo quindi un Soggetto che, come in un circuito elettrico invertito, riverserà tanta più energia libidica su un Altro, quanta più questi ne possiede. L’altro sarà oggetto di un sovrainvestimento di attribuzioni immaginarie da parte del soggetto. Di conseguenza il transfert, immaginario, comporta l’idealizzazione dell’altro da parte del soggetto. Nella stanza di analisi i sentimenti che coinvolgono l’Io dell’analista sono sotto le luci della ribalta, distogliendo l’attenzione del paziente dalla parola e dal compito simbolico di questa.

Questo ostacolo del transfert, già da Freud si evince sia risolvibile mediante un’operazione di rovesciamento, non dissimilmente da quanto Hegel teorizza nella dialettica. La tesi del paziente si confronta con l’antitesi fornita dall’analista per pervenire ad una sintesi, che altro non è che un’ulteriore tesi del paziente, in un processo a spirale che avvicina sempre più la verità dell’inconscio.

Ciò che Lacan critica inizialmente a Freud, rispetto al caso Dora, è che in qualche modo Freud si ferma al secondo rovesciamento dialettico della tesi di Dora (la relazione tra mio padre e la signora K è per me un problema gravissimo, parafrasando la giovane). Tale fermata, per Lacan, corrisponde all’instaurarsi del controtransfert in Freud. Questi si identifica con il signor K, rimanendo bloccato nel rapporto immaginario creatosi tra lui stesso e Dora. Entrambi si trovano incastrati nella suddetta dialettica servo-padrone. E l’analisi di Dora, da li a poco si concluderà, interrotta.

Tale critica si basa sull’iniziale definizione che Lacan assume per il transfert, ancora centrata sul rapporto dialettico S-A. Il transfert è quindi qui definito come il rapporto immaginario tra il paziente, come persona, e l’analista, come persona. (Di Ciaccia). Conseguenza dell’essere immaginario di questo rapporto è il suo essere ostacolo al rapporto simbolico paziente-analista.

Successivamente Lacan effettuerà un rovesciamento di quanto sin qui descritto, fornendoci lo Schema L come chiave di lettura rispetto al rapporto tra soggetto ed altro.

Schema L

Descrivere e dispiegare lo Schema L è complesso, quindi procederò elaborando delle variazioni esemplificative delle diverse componenti. Mi atterrò per semplicità al contesto analitico, per cui nella stanza saranno presenti il paziente (Soggetto) ed il terapeuta (Altro).

Schema L

La prima variazione suddivide l’area dello schema secondo l’appartenenza degli elementi al Soggetto ed all’Altro.

S ed a sono aspetti del paziente, parti di esso. A ed a’ sono invece aspetti del terapeuta, dal vertice del paziente.

Schema L

La posizione del soggetto (S) è quella di quello che Lacan indica come Je, l’Io sul versante di Soggetto (dell’inconscio), l’Io simbolico. a è invece il moi, l’Io sul versante di oggetto, l’Io immaginario o Io-simile-a-te.

A e a’ sono rispettivamente le posizioni dell’Altro (l’altro simbolico) e dell’altro (l’altro immaginario o l’altro-simile-a-me).

Le linee che congiungono tali termini indicano dei rapporti tra termini, suddivisi in rapporti che il soggetto riconosce (le linee continue) e rapporti che il soggetto non riconosce (le linee tratteggiate).

Schema L

Analizzando i rapporti più significativi, Lacan ci indica come rapporto principe nella cura analitica il rapporto S-A, cioè il rapporto tra paziente in posizione di Soggetto dell’inconscio e analista in posizione di Altro. Tale rapporto è quello che Lacan descrive, in questo secondo momento, come Transfert simbolico. Nello specifico il Transfert assume, oltre che un rapporto, una direzionalità ben precisa nello schema di Lacan, da S ad A, mentre il fenomeno di direzionalità opposta, da A ad S, rappresenta il desiderio dell’analista. Tutto il funzionamento simbolico di come un soggetto si trova rispetto all’inconscio passa per questa via, in entrambe le sue direzionalità, e questa via stessa è descritta da Lacan come Rapporto Analitico.

Compito del terapeuta è quello di spostare il soggetto dalla posizione di moi a quella di Je, da Io-simile-a-te a Soggetto dell’inconscio ed al contempo di non scadere nella posizione di altro-simile (a’).

Schema L

Nell’eventualità entrambi si trovassero infatti nelle posizioni non desiderabili (in analisi) di a ed a’, il rapporto analitico (simbolico) si trasforma in rapporto tra simili (immaginario). Il soggetto non è più Soggetto dell’inconscio, che interroga l’Altro-analista, ma anche l’Altro del linguaggio. Il soggetto si pone come soggetto-simile-a-te di un altro-simile-a-me, investendo quest’ultimo di attribuzioni immaginarie ed idealizzandolo, proprio secondo lo schema S(-)→A(+) indicato in principio.

Tale rapporto è quello che per Lacan si definisce controtransfert, che anche graficamente, nello schema L pone una cesura, un muro sotto forma di linea retta secante, al processo di simbolizzazione. È perentorio Lacan nell’affermare che tale rapporto preclude al simbolizzazione e di conseguenza la terapia. Il controtransfert non è un concetto operativo, in quanto non permette di portare avanti il lavoro analitico. Non si può lavorare analiticamente se si è in rapporto di controtransfert, in altre parole.

La soluzione indicataci da Lacan è quella di porre un terzo. Parlarne ad un controllore, per rubare le parole ad Antonio Di Ciaccia. L’analista, rivolgendosi ad un terzo, si trova costretto ad uscire dalla posizione di altro-simile e ad attivare un processo di simbolizzazione, anche fosse soltanto per descrivere la situazione in cui si trova. Ciò gli permette di uscire dall’impasse, porsi nella posizione dell’Altro e poter riportare il paziente nella posizione del Soggetto, riattivando in terapia il processo di simbolizzazione transfert-desiderio dell’analista.