La seconda metà del 1800 è caratterizzata da un periodo di forte espansione delle conoscenze in campo neurologico. Casi di pazienti resi famosi dalla stampa, quale quello di Phineas Gage, e le teorie di personalità influenti sulla scena medica internazionale come Franz Joseph Gall avevano aperto un dibattito scientifico che riecheggia a tutt’oggi nella società occidentale.

Quando, nel 1861, Paul Broca annuncia le sue osservazioni anatomiche sul corpo di un paziente che aveva perso la capacità di articolare le parole, localizzando un danno cerebrale nell’area che da lui prenderà nome (aree 44 e 45 di Brodmann, nel lobo frontale sinistro), a sua insaputa darà il via ad una nuova disciplina scientifica, la neuropsicologia di approccio diagrammista.

Tale disciplina, che vede in questo periodo Wernicke e Lichtheim spingere la frontiera dello studio delle basi neurologiche del linguaggio, era osteggiata da una seconda corrente, la neuropsicologia di approccio olistico, che alla localizzazione funzionale delle aree cerebrali opponeva una visione equipotenziale delle aree stesse, muovendo inoltre aspre (e spesso fondate) critiche sulla metodologia utilizzata nello studio delle funzioni psichiche menomate da cerebrolesioni acquisite.

In tale contesto, ed in forte opposizione alle teorie allora dominanti di Wernicke, il giovane Freud, all’età di 35 anni, pubblica il suo Zur Auffassung der Aphasien. Eine kritische Studie (tradotto in italiano in: L’interpretazione delle afasie), testo ambizioso di revisione teorica del compendio degli studi afasiologici di quasi mezzo secolo, ma destinato a non contribuire in maniera decisiva in tale campo.

In tale testo però possiamo individuare la nascita di un concetto fondamentale per la ancora non nata psicoanalisi, che Freud riprenderà e rielaborerà in più frangenti: la Vorstellung (lett. “idea, rappresentazione”).

La rappresentazione di cui parla Freud si suddivide in due componenti: Sachvorstellung (lett. Rappresentazione di oggetto) e Wortvorstellung (lett. Rappresentazione di parola).

Queste si inseriscono in uno schema funzionale del linguaggio (riportato in figura) che nell’intenzione dell’autore voleva rappresentare un superamento della mera rappresentazione localizzazionista, fornendo una spiegazione si localizzata ma anche sistema-centrica della rete cerebrale deputata alla funzione linguistica dell’essere umano.

Le associazioni di parola e le associazioni di oggetto sono, in tale teorizzazione, sistemi componenziali complessi. Le prime deriverebbero dalla combinazione di immagini acustiche, visive, fonatorie e cinestetiche della parola stessa, quindi da un sottoinsieme di dati sensoriali e da uno di dati motori. Le seconde derivano anch’esse dalla combinazione dei dati sensoriali che la persona deriva in presenza, in questo caso, dell’oggetto concreto.

Tali associazioni, debitamente esperite ed astratte, andrebbero a formare quindi le due rappresentazioni precedentemente indicate. Ogni oggetto esperito quindi porterebbe alla formazione di due rappresentazioni ben distinte, che vengono normalmente associate mediante il processo simbolico. Da tale processo deriva la Vorstellung in sé e per sé, cioè la rappresentazione dell’oggetto-parola (che verrà in seguito definita col termine Symbol).

La logica conclusione cui arriva Freud è quindi che le diverse forme afasiologiche non possano che derivare che dalla sconnessione delle complesse associazioni che compongono le Vorstellungen o ancora dalla sconnessione tra le due Vorstellungen stesse.

Possiamo qui notare le prime avvisaglie di quella che diventerà la base della metapsicologia psicoanalitica di Freud. Sebbene la teorizzazione neuro-fisiologica sin qui descritta non sia stata comprovata da ricerche ulteriori (Freud abbandonò tale campo di interesse poco tempo dopo la pubblicazione del testo in oggetto, al punto da non pubblicare il successivo Entwurf einer Psychologie) e le teorie di Broca, Wernicke e Lichtheim siano diventate il fondamento della neuropsicologia contemporanea, l’eredità del periodo neurologico di Freud è proprio costituita dalla creazione di un punto di partenza, basato su evidenze scientifiche e filosofiche, verso un livello superiore di astrazione nella concezione della mente umana.

Tale punto di partenza darà il via alla concezione di nevrosi come oggetto senza parola e della psicosi come parola senza oggetto, conseguenze della “scissione componenziale” del mondo interno del paziente, non di origine fisiologica ma di origine psichica.

Si passa quindi da una teoria delle afasie al livello metapsicologico, che sembra anticipare le moderne teorie non solo del linguaggio, ma anche dell’attenzione (si veda il modello Top-Down/Bottom-Up). Per concludere con le parole dell’autore, ecco come Freud descrive il coinvolgimento delle Vorstellungen nella genesi delle nevrosi:

Ciò che abbiamo potuto chiamare la rappresentazione conscia dell’oggetto si scinde ora nella rappresentazione della parola e nella rappresentazione della cosa; quest’ultima consiste nell’investimento, se non delle dirette immagini mestiche della cosa, almeno delle tracce mestiche più lontane che derivano da quelle immagini. Tutto a un tratto pensiamo di aver capito in che cosa consista la differenza fra una rappresentazione conscia e una rappresentazione inconscia. Contrariamente a quanto avevamo supposto, non si tratta di due diverse trascrizioni dello stesso contenuto in località psichiche differenti, e neanche di due diverse situazioni funzionali dell’investimento nella stessa località; la situazione è piuttosto la seguente: la rappresentazione conscia comprende la rappresentazione della cosa più la rappresentazione della parola corrispondente, mentre quella inconscia è la rappresentazione della cosa e basta. Il sistema Inconscio contiene gli investimenti che gli oggetti hanno in quanto cose, ossia i primi e autentici investimenti oggettuali; il sistema Preconscio nasce dal fatto che questa cosa viene sovrainvestita in seguito al suo nesso con le relative rappresentazioni verbali. Abbiamo il diritto di supporre che siano tali sovrainvestimenti a determinare una più alta organizzazione psichica, e rendere possibile la sostituzione del processo primario con il processo secondario che domina nel Preconscio. A questo punto siamo in grado di indicare con precisione cos’è la rimozione ricusa nelle nevrosi di traslazione alla rappresentazione respinta: le ricusa la traduzione in parole destinate a rendere congiunte con l’oggetto. La rappresentazione non espressa con parole, o l’atto psichico non sovrainvestito, resta allora nell’Inconscio, rimosso.
Sigmund Freud, Das Unbewusste (L’Inconscio), 1915


Fonti

  • A cura di Francesco Napolitano, S. Freud, “L’interpretazione delle afasie, Uno studio critico”, Quodlibet, 2010
  • Valerie D. Greenberg, “Freud and his aphasia book, language and the sources of psychoanalisis”, Cornell University Press, 1997
  • E. Làdavas, A. Berti, “Neuropsicologia”, il Mulino, 2002
  • S. Freud, “l’Inconscio”, in “Metapsicologia”, in “Opere Complete”, Bollati Boringhieri, ebook, 2013
  • R. Finelli, “Rappresentazione e linguaggio in Freud: a partire dal Compendio di psicoanalisi”, su Consecutio Rerum, maggio 2011
  • F. Ansermet, P. Magistretti, “A ciascuno il suo cervello. Plasticità neuronale e inconscio”, Bollati Boringhieri, 2008
  • S. Freud, “Progetto di una psicologia”, in “Opere Complete”, Bollati Boringhieri, ebook, 2013